lunedì 2 gennaio 2012

Nuovi stimoli all’azione dei Sindacalisti
da un recente discorso di Benedetto XVI

di Floriano Roncarati
Collaboratore a diverse testate giornalistiche, è componente dell’Ufficio Stampa della FID; conduce dagli Studi dell’emittente “Ciao Radio” di Bologna la trasmissione sportiva “Fari puntati su…” e cura una rubrica di motorismo, è membro dell’“Osservatorio regionale sull’associazionismo di promozione sociale” della Regione Emilia – Romagna ed è componente della “Lega Pensionati Cisl San Vitale – Bologna”

Alla XXIV Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, tenuto a Roma dal 20 al 22 maggio sul tema: “Testimoni di Cristo nella comunità politica”, il Santo Padre ricevendo in Udienza i partecipanti ha rivolto loro un significativo discorso; i contenuti riguardano i fedeli laici impegnati nel sociale e fra questi vanno ricompresi certamente anche i Sindacalisti. Dell’intervento che riportiamo interamente in calce a questa agenzia vogliamo riprendere due passaggi molto rilevanti: nel primo si sottolinea l’attualità della Dottrina Sociale della Chiesa e nel secondo la riaffermazione che “la questione sociale è diventata, allo stesso tempo, questione antropologica”; queste le citazioni integrali dal discorso di Benedetto XVI alle quali facciamo riferimento:
• “i principi fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa - quali la dignità della persona umana, la sussidiarietà e la solidarietà - sono di grande attualità e valore per la promozione di nuove vie di sviluppo al servizio di tutto l’uomo e di tutti gli uomini.
Compete ancora ai fedeli laici partecipare attivamente alla vita politica, in modo sempre coerente con gli insegnamenti della Chiesa, condividendo ragioni ben fondate e grandi ideali nella dialettica democratica e nella ricerca di un largo consenso con tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita e della libertà, la custodia della verità e del bene della famiglia, la solidarietà con i bisognosi e la ricerca necessaria del bene comune. I cristiani non cercano l’egemonia politica o culturale.”
• “I tempi che stiamo vivendo ci pongono davanti a grandi e complessi problemi, e la questione sociale è diventata, allo stesso tempo, questione antropologica. Sono crollati i paradigmi ideologici che pretendevano, in un passato recente, di essere risposta "scientifica" a tale questione. Il diffondersi di un confuso relativismo culturale e di un individualismo utilitaristico ed edonista indebolisce la democrazia e favorisce il dominio dei poteri forti. Bisogna recuperare e rinvigorire un’autentica sapienza politica; essere esigenti in ciò che riguarda la propria competenza; servirsi criticamente delle indagini delle scienze umane; affrontare la realtà in tutti i suoi aspetti, andando oltre ogni riduzionismo ideologico o pretesa utopica; mostrarsi aperti ad ogni vero dialogo e collaborazione, tenendo presente che la politica è anche una complessa arte di equilibrio tra ideali e interessi, ma senza mai dimenticare che il contributo dei cristiani è decisivo solo se l’intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà, chiave di giudizio e di trasformazione. È necessaria una vera "rivoluzione dell’amore". Le nuove generazioni hanno davanti a sé grandi esigenze e sfide nella loro vita personale e sociale.”

Ognuna di queste frasi è pregna di contenuti che invitano a riflettere, ma soprattutto sottintendono che non si deve “fare per il fare”; in una realtà sempre più complessa, oggi più che mai, c’è bisogno di un procedere nel “sociale” sapendo leggere ed interpretare l’azione dei “poteri forti”. Il Sindacato che per sua vocazione è dalla parte dei deboli deve sapere da che parte posizionarsi e schierarsi; nell’esaminare questi passi ci sembra di intendere che anche nell’azione sindacale si devono “condividere ragioni ben fondate e grandi ideali nella dialettica democratica” … “e la ricerca necessaria del bene comune”. Così come “bisogna recuperare e rinvigorire un’autentica sapienza politica” ed “essere esigenti in ciò che riguarda la propria competenza”; è un invito esplicito a studiare ed approfondire, a superare le superficialità e le facili improvvisazioni.

venerdì 30 dicembre 2011

Marcia della Pace

1 Gennaio 2012 Rimini


dall'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII in collaborazione con Ufficio Pastorale Giovanile e Ufficio Pastorale Sociale della Diocesi di Rimini

“Cari amici, la creazione di Dio è unica ed è buona. Le preoccupazioni per la non violenza, lo sviluppo sostenibile, la giustizia e la pace, la cura del nostro ambiente sono di vitale importanza per l’umanità”. “Siate, dunque, sempre e dappertutto strumenti di pace, rigettando con decisione l’egoismo e l’ingiustizia, l’indifferenza e l’odio, per costruire e diffondere con pazienza e perseveranza la giustizia, l’uguaglianza, la libertà, la riconciliazione, l’accoglienza, il perdono in ogni comunità”. (Benedetto XVI ai giovani)

Il messaggio della giornata mondiale della pace del 1° Gennaio 2012 ha per titolo
“Educare i giovani alla giustizia e alla pace”.
Questo tema è quanto mai attuale perché si rende urgente la costruzione di un mondo ed una società fondate sulla giustizia e sulla pace. A tale sfida è fondamentale rispondere insieme ai piccoli ed ai giovani a partire da oggi, dato che la costruzione del domani comincia da oggi e non può prescindere da loro.

“Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono, non c’è futuro senza ciascuno”: queste parole possono fare da slogan ad un impegno concreto che coinvolga tutti.


La Comunità Papa Giovanni XXIII, con i suoi giovani, propone, alla chiesa locale nelle sue varie realtà e a tutti i cittadini di buona volontà, di aderire e partecipare alla
MARCIA DELLA PACE
che si svolgerà il 1° Gennaio 2011 con partenza dal campo sportivo della Chiesa di San Nicolò (vicino alla stazione ferroviaria) alle 15,00 e termine alle 17,00.

Si passerà accanto ad alcuni luoghi significativi della solidarietà come risposta alle povertà vecchie e nuove, della integrazione nella legalità con i tanti stranieri presenti a Rimini, della nonviolenza e della pace come alternativa all'uso delle armi e alle guerre.

Al termine della marcia, per chi vuole, ci si ritroverà in Duomo alle 17,30 per la S. Messa celebrata dal Vescovo Francesco.

In caso di maltempo l'evento si svolgerà ugualmente.

Speciale sulla marcia per la Pace
realizzato da Loris Menghi
verrà trasmesso su Icaro TV (canale 91)
Martedì 3 Gennaio alle ore 18.50
e in replica
Mercoledì 4 Gennaio alle ore 21.00



Accendiamo la PACE 
In cammino attraverso realtà di giustizia e solidarietà della nostra città

Traccia (sintesi)

Lettura dal Messaggio di Papa Benedetto XVI per la 45° Giornata Mondiale della Pace 2012
«La pace non è la semplice assenza di guerra e non può ridursi ad assicurare l’equilibrio delle forze contrastanti. La pace non si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l’assidua pratica della fratellanza». La pace è frutto della giustizia ed effetto della carità. La pace è anzitutto dono di Dio... in Lui c’è un’unica famiglia riconciliata nell’amore.
Ma la pace non è soltanto dono da ricevere, bensì anche opera da costruire. Per essere veramente operatori di pace, dobbiamo educarci alla compassione, alla solidarietà, alla collaborazione, alla fraternità, essere attivi all’interno della comunità e vigili nel destare le coscienze sulle questioni nazionali ed internazionali e sull’importanza di ricercare adeguate modalità di ridistribuzione della ricchezza, di promozione della crescita, di cooperazione allo sviluppo e di risoluzione dei conflitti.


Accensione delle fiaccole che apriranno il corteo

Lettura dal un articolo di Václav Havel a 15 anni dalla rivoluzione di velluto di Praga
Se non intendiamo essere travolti da forze sconosciute, i principi di libertà, eguaglianza e solidarietà - fondamenti stessi della stabilità e della prosperità delle democrazie occidentali - devono iniziare a essere applicati a livello planetario. Cosa ancor più importante, oggi è indispensabile, come già in epoca comunista, non perdere fiducia nell'importanza dei centri alternativi di pensiero e di azione civile. Non dobbiamo consentire di essere manipolati al punto da essere indotti a credere che i tentativi di cambiare l'ordine «costituito» e le leggi «incontestabili» non hanno importanza. Cerchiamo piuttosto di realizzare una società civile a livello globale, e ricordiamoci di insistere su un punto: la politica non è soltanto l'aspetto tecnologico del potere. La politica deve avere una dimensione morale.

Durante il Cammino (le tappe per incontrare significative realtà di pace).
La Marcia sarà accompagnata dal canto e ad ogni realtà visitata, dopo una breve presentazione, viene affidata una fiaccola…

1 - Capanna di Betlemme alla Stazione Ferroviaria
La stazione è punto dì incontro per i senza fissa dimora. Tutte le sere dell’anno i volontari della Capanna di Betlemme (casa della Com. Papa Giovanni XXIII) vanno ad incontrare quanti non hanno dove dormire offrendo loro un letto ed il calore di una famiglia.

2 – Operazione Colomba in Via Mameli
È il corpo nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII: opera in aree di guerra per condividere la vita con le vittime dei conflitti e per cercare alternative concrete alla violenza delle armi. Attualmente presente in Palestina/Israele, Colombia e Albania.

3 – La Casa della Pace, della Solidarietà e dei Diritti Umani in Via Tonini
È coordinamento permanente di associazioni impegnate sui temi della pace, della cooperazione e solidarietà internazionale, e dei diritti umani, aperto a chiunque ne condivida la Carta degli intenti. Attualmente è molto coinvolta in attività a favore degli immigrati.

4 – Centro Giovani RM 25 in Corso d’Augusto
È luogo di aggregazione giovanile per giovani italiani e stranieri. Ci si incontra per divertirsi, socializzare, inventare e proporre attività supportati da docenti esperti e preparati. I corsi sono gratuiti e aperti a tutti coloro che ne hanno voglia…

5 – Equamente in Piazza Cavour
È una manifestazione promossa dalla Coop. Soc. “Pacha Mama” nel periodo natalizio nel centro storico di Rimini. Comprende una mostra-mercato del commercio equo e solidale, rappresentazioni teatrali, concerti, proiezioni e incontri di approfondimento dedicati a temi del commercio equo, della cooperazione internazionale, della conoscenza delle diverse culture del mondo, della pace.

Lettura dal Messaggio di Papa Benedetto XVI per la 45° Giornata Mondiale della Pace 2012
La pace per tutti nasce dalla giustizia di ciascuno e nessuno può eludere questo impegno essenziale di promuovere la giustizia, secondo le proprie competenze e responsabilità. Invito in particolare i giovani, che hanno sempre viva la tensione verso gli ideali, ad avere la pazienza e la tenacia di ricercare la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per ciò che è giusto e vero, anche quando ciò può comportare sacrificio e andare controcorrente…

Canto a canone da riprendere dopo ogni Intenzioni di Pace (presentate dai rappresentanti di ogni Centro di pensiero e azione di Pace)

Ad ogni intenzione una fiaccola viene deposta nel Braciere della Pace

Lettura da “Verso una nuova solidarietà” – Lettera per il 2012 di Frere Alois priore di Taizé
Affinché una nuova solidarietà fra gli esseri umani fiorisca ad ogni livello, nelle famiglie, nelle comunità, nelle città e nei villaggi, fra i paesi ed i continenti, sono necessarie decisioni coraggiose. Per creare nuove solidarietà, non è forse venuto il momento di scoprire ancor di più le fonti della fiducia? (…) La fiducia non è ingenuità cieca, non è una parola facile, è il risultato di una scelta, il frutto di una lotta interiore.
La pace mondiale inizia nei cuori. Per avviare una solidarietà, andiamo verso l’altro, talvolta a mani vuote, ascoltiamo, cerchiamo di capire colui o colei che non la pensa come noi… e già una situazione di stallo può trasformarsi. Cerchiamo di essere attenti ai più deboli, a coloro che non trovano lavoro… La nostra attenzione ai più poveri può esprimersi in un impegno sociale. Essa è, ad un livello più profondo, un’attitudine di apertura verso tutti: anche i nostri vicini, in un certo senso, sono dei poveri che hanno bisogno di noi.

Canto per accompagnare il gesto della Consegna dei Fiammiferi per accendere la Pace là dove siamo

Lettura della Poesia “Il Nome della Pace” di Arnaldo De Vidi, poeta e missionario in Brasile
Sui miei quaderni di scolaro ti ho disegnato:
bianca colomba in cieli azzurri sopra fioriti colli; sui muri come graffiti e sui poster presso il letto;
sui quadri degli avvisi nelle accademie e nelle chiese,sulle prore di caravelle e paranze
io scrivo il tuo nome.
Sulle spiagge coi castelli di sabbia, sui gioghi dei monti con gli abeti, sui sogni delle aurore,
sui rossi pennacchi dei tramonti, sull’aroma di sandalo dei passi,
sulle icone di antichi santuari, sul largo letto d’acqua dolce, sul fiume eterno degli amori,
io scrivo il tuo nome.
Sulle febbri dei ribelli, sul pane scuro dei poveri, su ogni stracciata bandiera, sulle più accese speranze,
sulla filigrana argento della luna, sulle campane di nebbia, sui rubini del melograno, su pergamene sigillate a sangue,
io scrivo il tuo nome.
Sui sentieri del bosco remoto, sull’enigma del mio specchio, sull’assenza che sgomenta, sugli sciocchi rimpianti,
sui miei pensieri bambini, sulla nudità dell’anima, nel cuore della mia fede, in Dio padre e madre,
io scrivo il tuo nome: Pace!

Canto Finale e Saluto reciproco con un abbraccio di pace


CANTI per accendere la PACE
EVENU SHALOM ALEJEM (tradizionale ebraico)
GIVE PEACE A CHANCE (John Lennon)
WE SHALL OVERCOME (spiritual)
SHALOM (RnS – Conte/Ferrante)
IN QUESTA OSCURITÀ (Taizè)
GIROTONDO (Fabrizio DeAndre')
KUMBAYA (Joan Baez - Traditional)
LA TENEBRE (Taizè)
IL DISERTORE (Ivano Fossati)
FREEDOM (spiritual)
C’È SOLO LA STRADA (Giorgio Gaber)
WHEN THE SAINTS GO MARCHING IN (Louis Armstrong)
LA LIBERTA’ (Spiritual)
BLOWIN' IN THE WIND (Bob Dylan)
LA GUERRA DI PIERO (Fabrizio De André)



Spezza le catene!
da Giancarlo Grano di Potenza

Un invito e un augurio per la celebrazione della 45^ Giornata Mondiale della Pace

Il titolo dato alla veglia “SPEZZA LE CATENE” allude alla necessità di “scatenare” il protagonismo responsabile dei giovani liberando le loro energie positive, le loro speranze e potenzialità, perché nessuno sia irretito nell’avido e impaurito mondo degli adulti, e sappia andare oltre gli atteggiamenti di indignazione sterile.

Il Messaggio del Papa sarà presentato in forma dialogica, partendo da alcune delle esigenze più avvertite dai nostri giovani, dai precari, dai lavoratori costretti a emigrare e dagli sposi alle prese con l’educazione delle giovani generazioni. Al termine della Veglia i partecipanti saranno quindi invitati a gettare nel fuoco le catene della ingiustizia, dell’odio e dell’ignoranza del bene comune.

PROGRAMMA 1 gennaio 2012:
ore 17,00 - Accensione del falò sul sagrato della chiesa ‘Gesù Maestro’ - Potenza - Rione Macchia Romana
ore 17,30 - Canti, preghiere e riflessioni... per spezzare insieme le catene dell’ingiustizia e dell’odio
ore 18,00 - Celebrazione Eucaristica presieduta da s.e. mons. Agostino Superbo

Tutti SIAMO invitati A INIZIARE IL NUOVO ANNO 2012 NEL SEGNO DELLA PACE!

TRACCIA per 45^ Giornata Mondiale della Pace
- POTENZA – SAGRATO CHIESA DI GESÙ MAESTRO
Educare i giovani alla Giustizia e alla Pace

1. Partire dai Giovani
GUIDA Il Messaggio per la 45^ Giornata della Pace è presentato in prospettiva educativa: «Educare i giovani alla giustizia e alla pace». Esso si rivolge anzitutto ai giovani, per il loro insostituibile contributo alla costruzione della Pace. Il Papa pensa che la loro spinta ideale possa offrire nuova speranza al mondo… L’educazione, dice il Papa, è la ”avventura” più affascinante e difficile. Un’avventura che deve far collaborare famiglie, istituzioni, politici e mass media, e deve mettere in gioco gli adulti che non possono limitarsi a dettare regole o a dispensare semplici informazioni. Un’avventura che richiede testimoni che vivono per primi il cammino che propongono... Simbolicamente abbiamo legato le nostre mani con il segno delle catene; esse rappresentano i ceppi che chiudono nell’individualismo, nell’odio e nell’ignoranza del bene comune. Ora leggeremo alcuni brani del Messaggio, in risposta alle attese che abitano soprattutto nel cuore dei giovani ... Il Papa ci ricorderà la forza liberante dell’Educazione, per cui alla fine potremo gettare nel falò le nostre catene.

2. Educare alla Libertà nella Verità
GUIDA Benedetto XVI continua la sua riflessione, affermando il legame della Pace con due valori, tra loro inscindibili, la Verità e la Libertà. Davanti a quelle che possono essere le legittime domande di due genitori, il Papa chiede anzitutto di recuperare il significato di Libertà; questa non è assenza di vincoli, dominio del libero arbitrio o assolutismo dell’Io. Solo l’uomo che capisce di non essere “assoluto” sciolto da ogni relazione, l’uomo che avverte l’interdipendenza con gli altri, raggiunge la Libertà. In fondo solo l’uomo “relazionale” che vive in rapporto con gli altri e, soprattutto, con Dio, può dirsi veramente libero. E questo è anche, dice il Papa, il fondamento di ogni vera educazione.

3. Educare alla Giustizia e alla Pace
GUIDA Il Papa lega strettamente tra loro il bene della Pace e quello della Giustizia, quasi riecheggiando S. Tommaso e il Magistero della Chiesa: “Vera Pace è cosa piuttosto di Carità, che di Giustizia, perché alla Giustizia spetta solo rimuovere gli impedimenti della Pace: l'offesa e il danno; ma la Pace stessa è atto proprio e specifico di Carità”. La Pace è in pericolo se all'uomo non è riconosciuto ciò che gli è dovuto in quanto uomo, se non viene rispettata la sua dignità e se la convivenza non è orientata verso il bene comune. Per costruire una società pacifica e per lo sviluppo integrale di individui, popoli e Nazioni, è essenziale la difesa e la promozione dei diritti umani ... e tra questi è fondamentale il diritto al lavoro. Esso è un bene di tutti e deve esso deve essere disponibile per chiunque ne sia capace e specie per le giovani generazioni. Ricordiamo che la considerazione delle implicazioni morali che la questione del lavoro comporta nella vita sociale ha indotto il Magistero ad additare la disoccupazione come una «vera calamità sociale»!

4. Alziamo infine gli occhi a Dio
GUIDA A conclusione Benedetto XVI torna di nuovo a rivolgersi direttamente ai giovani, invitandoli ad essere coscienti delle loro risorse, per essere (essi!) di esempio e di stimolo agli adulti e contribuire a superare l’attuale situazione. Quanto più essi desiderano un futuro migliore, tanto più hanno il dovere di rifuggire le logiche dell’ingiustizia, della corruzione e della clientela. Il Papa assicura che i giovani hanno dalla loro parte la Chiesa e l’aiuto di Dio che sempre rinnova la faccia della terra attraverso le giovani generazioni. Per esprimere fiducia anche noi nella forza liberante dell’Educazione, al termine della Veglia getteremo le nostre catene nel falò.

A QUESTO PUNTO TUTTI SI LIBERANO DALLE CATENE GETTANDOLE NEL FALÒ ED ENTRANO IN CHIESA PER INVOCARE IL DONO DELLA PACE NELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA





Incontri di pace
Segnalato da Chiara Burani che vi parteciperà


Questo è il cartellone della proposta. Quest’anno la diocesi di Reggio Emilia, alla vigilia della Giornata Mondiale per la Pace del 1° gennaio 2012, propone due appuntamenti sul tema “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”:
- la partecipazione alla Marcia nazionale per la pace a Brescia, rivolta in modo particolare ai giovani;
- la veglia di preghiera in Cattedrale a Reggio Emilia, alle ore 21.30, con testimonianze e segni, organizzata in comunione con quanti andranno a Brescia.
Siete tutti invitati!


44ª MARCIA NAZIONALE PER LA PACE
Brescia 31 dicembre 2011

Marcia nazionale organizzata dalla Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, la Caritas Italiana, la diocesi di Brescia e Pax Christi Italia

Il Santo Padre Benedetto XVI ha scelto il seguente tema per la celebrazione della 45ª Giornata Mondiale della Pace del prossimo 1° gennaio 2012: «Educare i giovani alla giustizia e alla pace». Il tema entra nel vivo di una questione urgente nel mondo di oggi: ascoltare e valorizzare le nuove generazioni nella realizzazione del bene comune e nell'affermazione di un ordine sociale giusto e pacifico dove possano essere pienamente espressi e realizzati i diritti e le libertà fondamentali dell'uomo.
Risulta quindi un dovere delle presenti generazioni quello di porre le future nelle condizioni di esprimere in maniera libera e responsabile l'urgenza per un "mondo nuovo". La Chiesa accoglie i giovani e le loro istanze come il segno di una sempre promettente primavera ed indica loro Gesù come modello di amore che rende «nuove tutte le cose» (Ap 21,5).
I responsabili della cosa pubblica sono chiamati ad operare affinché istituzioni, leggi e ambienti di vita siano pervasi da umanesimo trascendente che offra alle nuove generazioni opportunità di piena realizzazione e lavoro per costruire la civiltà dell'amore fraterno coerente alle più profonde esigenze di verità, di libertà, di amore e di giustizia dell'uomo.
Di qui, allora, la dimensione profetica del tema scelto dal Santo Padre, che si inserisce ne solco della "pedagogia della pace" tracciato da Giovanni Paolo II nel 1985 («La pace ed i giovani camminano insieme»), nel 1979 («Per giungere alla pace, educare alla pace») e nel 2004 («Un impegno sempre attuale: educare alla pace»).
I giovani dovranno essere operatori di giustizia e di pace in un mondo complesso e globalizzato. Ciò rende necessaria una nuova "alleanza pedagogica" di tutti i soggetti responsabili. Il tema preannuncia una preziosa tappa del Magistero proposto da Benedetto XVI nei Messaggi per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace, iniziato nel segno della verità (2006: «Nella verità la pace»), proseguito con le riflessioni sulla dignità dell'uomo (2007: «Persona umana, cuore della pace»), sulla famiglia umana (2008: «Famiglia umana, comunità di pace»), sulla povertà (2009: «Combattete la povertà, costruire la pace»), sulla custodia del creato (2010: «Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato») e sulla libertà religiosa (2011: «Libertà religiosa, via per la pace»), e che ora si rivolge alle menti e ai cuori pulsanti dei giovani: «Educare i giovani alla giustizia e alla pace».



Educare i giovani alla giustizia e alla pace

Messaggio di Benedetto XVI per la celebrazione della giornata mondiale della pace (1° GENNAIO 2012)

L’INIZIO DI UN NUOVO ANNO, dono di Dio all’umanità, mi invita a rivolgere a tutti, con grande fiducia e affetto, uno speciale augurio per questo tempo che ci sta dinanzi, perché sia concretamente segnato dalla giustizia e dalla pace.
Con quale atteggiamento guardare al nuovo anno? Nel Salmo 130 troviamo una bellissima immagine. Il Salmista dice che l’uomo di fede attende il Signore «più che le sentinelle l’aurora» (v. 6), lo attende con ferma speranza, perché sa che porterà luce, misericordia, salvezza. Tale attesa nasce dall’esperienza del popolo eletto, il quale riconosce di essere educato da Dio a guardare il mondo nella sua verità e a non lasciarsi abbattere dalle tribolazioni. Vi invito a guardare il 2012 con questo atteggiamento fiducioso. È vero che nell’anno che termina è cresciuto il senso di frustrazione per la crisi che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l’economia; una crisi le cui radici sono anzitutto culturali e antropologiche. Sembra quasi che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno.
In questa oscurità il cuore dell’uomo non cessa tuttavia di attendere l’aurora di cui parla il Salmista. Tale attesa è particolarmente viva e visibile nei giovani, ed è per questo che il mio pensiero si rivolge a loro considerando il contributo che possono e debbono offrire alla società.
Vorrei dunque presentare il Messaggio per la XLV Giornata Mondiale della Pace in una prospettiva educativa: «Educare i giovani alla giustizia e alla pace», nella convinzione che essi, con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possono offrire una nuova speranza al mondo.
Il mio Messaggio si rivolge anche ai genitori, alle famiglie, a tutte le componenti educative, formative, come pure ai responsabili nei vari ambiti della vita religiosa, sociale, politica, economica, culturale e della comunicazione. Essere attenti al mondo giovanile, saperlo ascoltare e valorizzare, non è solamente un’opportunità, ma un dovere primario di tutta la società, per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace.
Si tratta di comunicare ai giovani l’apprezzamento per il valore positivo della vita, suscitando in essi il desiderio di spenderla al servizio del Bene. È un compito, questo, in cui tutti siamo impegnati in prima persona.
I responsabili dell’educazione
Educare alla verità e alla libertà
Educare alla giustizia
Educare alla pace
Alzare gli occhi a Dio

giovedì 29 dicembre 2011

Generazione uno e cinquanta

di Brahim Maarad
redattore presso Il Nuovo Quotidiano

L'integrazione tra i banchi di scuola

Io sono 1,50. Non è l'altezza. Anche se in effetti sono sopra solo di qualche centimetro. Uno e cinquanta è la generazione alla quale appartengo. Lo dice l'ultimo rapporto sui dati dell'immigrazione presentato dalla Provincia. Non sono di seconda generazione perché non sono nato qua. E non sono di prima generazione perché ero ancora piccolo quando sono venuto qua. Sono insomma una via di mezzo. Uno e cinquanta, appunto. Al di là dei numeri, delle percentuali e delle classifiche, ricordo ancora molto bene il mio primo giorno di scuola in Italia. Avevo dieci anni ed ero arrivato dal Marocco da un paio di settimane. In pratica se uscivo da casa da solo, correvo il serio rischio di perdermi. Ho iniziato in quarta elementare. Per la seconda volta: l'avevo già fatta in Marocco ed ero stato promosso a pieni voti. Ma lì si scriveva da destra a sinistra. Ricordo ancora il discorso di presentazione che ha fatto la maestra Elisabetta. Ricordo solo i gesti e la parola “piano”. Credevo parlasse del pianoforte. Solo dopo qualche settimana ho capito che intendeva dire che piano piano avrei imparato a parlare l'italiano e a comunicare con i miei compagni. In effetti il discorso non era rivolto a me. Era per i miei compagni. E' stato chiesto loro di aiutarmi in questo difficile percorso. E qualcuno lo ha fatto. A dire il vero lo hanno fatto quasi tutti. Ricordo ancora il mio primo vicino di banco: Nicholas. Nei primi giorni ci capivamo, o comunque arrivavamo al punto, solo coi gesti. Ora basta uno sguardo per capirci: abbiamo fatto elementari, medie e superiori insieme. Siamo amici. Così come sono amico di tanti altri miei compagni di classe dopo tredici anni tra i banchi. Ho imparato da loro tanto, a cominciare dalle prime parole di italiano. E credo abbiano imparato da me anche loro tanto: i musulmani non mangiano il maiale, digiunano per un intero mese e in Marocco non c'è solo il deserto. Credo che sia questa la vera integrazione. Quella spontanea, che avviene tra i banchi. Non sono indispensabili statistiche e progetti. Basterebbe fare capire ai piccoli che i diversi non sono poi così diversi. Che possono essere anche cari amici. Questo dovrebbero farlo i grandi. E forse è questo il problema. Io resto 1,50.

Articolo pubblicato su NQnews.it

sabato 24 dicembre 2011

Auguri! Oltre le barriere

di Giorgio Tufariello
Circolo MCL "Giacomo Lercaro" - farmacista -

In questi ultimi dieci giorni nel nostro Paese si sono verificati tre gravi eposodi. Il primo: un raid razzista a Torino dove ultrà con bastoni, spranghe e bombe carta hanno bruciato un campo rom, a seguito di una violenza prima denunciata e poi ritrattata da parte di una sedicenne. Il secondo: il tragico omicidio a Firenze di due senegalesi, a seguito di un gesto irrazionale di un folle razzista di estrema destra, verosimilmente ispirato da un'ideologia xenofoba alimentata in questi ultimi anni dal linguaggio violento di forze politiche e personalità pubbliche che hanno deliberatamente favorito il virus del razzismo e l'imbarbarimento della nostra società. Il terzo: il pestaggio a Bologna di un vecchio clochard da parte di cinque giovanissimi ragazzi.
Di conseguenza ritengo anch'io che sia il tempo di tradurre in leggi della Repubblica gli appelli del Presidente Napolitano per una vera integrazione, cominciando con una legge sulla Cittadinanza per i fligli degli immigrati regolari nati in Italia ed una nuova legge che permetta il diritto elettorale amministrativo ai lavoratori regolarmente presenti in Italia da cinque anni (da alcune settimane mi sono attivato, insieme ad altri volontari, nella raccolta delle firme necessarie per il raggiumgimento degli obiettivi delle due relative proposte di legge).
Ha poi toccato la mia sensibilità la preghiera dei fedeli della S. Messa di ieri (domenica), che prevedeva anche quella per i popoli e le nazioni affinchè regni ovunque la giustizia e la pace nel rispetto dei diritti delle minoranze etniche, culturali e religiose.
I drammatici avvenimenti sopra ricordati ed il clima di odio e di paura che è presente da anni nel nostro Paese hanno portato la mia memoria al pensiero di un liberale conservatore, primo Presidente della Repubblica appena nata: Luigi Einaudi. Il 29 luglio del 1947 all'Assemblea Costituente egli pronunciò un discorso contenente queste parole che mi hanno colpito, che sembrano scritte oggi e che vorrei che tutti noi prendessimo come esemplare punto di riferimento:

Le barriere giovano soltanto a impoverire i popoli, a inferocirli gli uni contro gli altri, a far parlare a ciascuno di essi uno strano ed incomprensibile linguaggio, di spazio vitale, di necessità geopolitiche e a far pronunciare ad ognuno di essi esclusive scomuniche contro gli immigrati stranieri, quasi che fossero lebbrosi e quasi il restringimento feroce d'ogni popolo in sè stesso potesse, invece di miseria e malcontento, creare ricchezza e potenza.

E' con la speranza che in futuro le barriere ed i muri vengano sostituiti da ponti (come raccomandato anni fa da Papa Giovanni Paolo II) che porgo a voi ed alle vostre famiglie i miei più fervidi auguri per un Natale ed un nuovo Anno sereni!


L'Associazione Centro Studi Nuove Generazioni si unisce agli auguri ricevuti per un Buon Natale e Felice 2012 a tutto il Mondo.

venerdì 23 dicembre 2011

L'Italia sono anch'io

Campagna per i diritti di cittadinanza

a cura di Mario Tretola da Cuneo

L'Italia sono anch'io è la campagna nazionale per il diritto di cittadinanza e per il diritto di voto promossa nel 150° anniversario dell'Unità d'Italia da 19 associazioni a livello nazionale, continuando ancora oggi a incontrare adesioni convinte (la più importante è quella del Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano).
Non è un caso che queste idee acquistino concretezza nell'anno in cui celebriamo il nostro essere Italia Unita. Perché vale la pena spendere un'eredità che è anche un debito, verso le generazioni passate, ma ancora più verso quelle future, alle quali dobbiamo consegnare il senso vero del cammino degli Italiani.
Vecchi e nuovi, nativi e stranieri, sopraggiunti spinti dal bisogno e dalla speranza di trovare qui una “patria”. Cioè una terra accogliente, delle regole condivise, un disegno che si spinge verso il futuro e verso il bene comune.
La campagna vuole promuovere l'uguaglianza tra persone di origine straniera e italiana che vivono, crescono, studiano e lavorano in Italia. Fa appello alle istituzioni, alle forze politiche e sociali, al mondo del lavoro e della cultura per responsabilmente costruire un futuro di convivenza, giustizia e uguaglianza per chiunque nasca e viva nel nostro paese.
Afferma con decisione che l'esercizio della cittadinanza è la possibilità di partecipare alla vita e alle scelte della comunità di cui si fa parte, con uguali diritti e responsabilità.

E' iniziata in tutta Italia ed anche a Cuneo la raccolta di firme per la presentazione al parlamento di due proposte di legge di iniziativa popolare:
- La prima vuole riformare la normativa sulla cittadinanza, aggiornando i concetti di nazione e nazionalità sulla base del senso di appartenenza ad una comunità determinato da percorsi condivisi di studio, di lavoro, di vita.
- La seconda vuole venga riconosciuto ai migranti regolari il diritto di voto nelle consultazioni elettorali locali, quale strumento più alto di partecipazione e responsabilità sociale e politica.
Scendiamo più nei dettagli. ...

Bene è stato affermato che queste proposte di legge costituiscono sostanzialmente una riforma a costo zero, ma dall’enorme valore aggiunto. In questa stagione di crisi è una scelta significativa e fondamentale per lanciare segnali importanti di coesione e fiducia nei confronti del futuro.
Testimonia attenzione e rispetto per tutti gli stranieri e per i loro figli residenti nel nostro paese, figli nati sul suolo italiano, che frequentano scuole, oratori, parrocchie, campi di calcio, crescendo come amici con i loro compagni Italiani.
A Cuneo si è costituito un comitato di sostegno alla campagna di raccolta firme che vede impegnati gruppi, associazioni, sindacati e singoli cittadini nel promuovere differenti iniziative di sensibilizzazione ed eventi culturali. E’ a disposizione un ordine del giorno (già approvato all’unanimità dal consiglio comunale di Cuneo) da sottoporre ai differenti consigli comunali perché possano esprimere adesione e sostegno alla campagna.

Aderiscono: ACLI, ARCI, Ariaperta, ASGI, Caritas, CGIL, CISL, Circolo Evangelico Cuneo, Emmaus, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Libera, LVIA, Orizzonti di Pace, Pastorale Migrantes, Pastorale Sociale e del Lavoro.

giovedì 22 dicembre 2011

Ius soli, Rimini sono anch'io


22 dicembre ore 16,00
Cineteca comunale
Rimini, via Gambalunga 27

Iniziativa di sensibilizzazione sulla riforma del diritto di cittadinanza rivolta in particolare ai figli di genitori immigrati.

Alle 15,30, il Sindaco Andrea Gnassi incontrerà i ragazzi diventati da poco maggiorenni per informarli del diritto di chiedere la cittadinanza italiana entro il 19esimo anno di età.


ore 16,00 saluti Andrea Gnassi Sindaco di Rimini; Gloria Lisi Vicesindaco con delega alle Politiche d'Integrazione; Sara Visintin Assessore alle Politiche Giovanili
ore 16,30 Silvia Zoli portavoce del comitato locale di sostegno alla campagna L'Italia sono anch'io
ore 16,45 proiezione 18 ius soli
ore 17,45 avvocato Daniele Romiti: Ius sanguinis, ius soli: aspetti giuridici e casi concreti
ore 18,15 rete together
ore 18,45 rete G2
ore 19,15 dibattito in sala - modera Simona Mulazzani
ore 19,45 associazione Belfagor
ore 19,50 conclusioni Mario Galasso Assessore provinciale all'Immigrazione
ore 20,00 dinner buffet etnico

domenica 18 dicembre 2011

Migrazioni, identità e seconde generazioni nella Rimini multiculturale: potenzialità e rischi

Lunedì 28 Novembre 15.30
presso la Sala Marvelli della Provincia di Rimini
Via Dario Campana 64 Rimini

L’appuntamento, dedicato al tema delle Seconde Generazioni a Rimini ruoterà attorno alla presentazione del Report sulla realtà provinciale dei cittadini immigrati residenti e delle seconde generazioni a cura della Dott.ssa Rossella Salvi, Responsabile dell'Ufficio Statistica - Provincia di Rimini.

IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA:
ore 15.15 Registrazione partecipanti
ore 15.30 Saluti del Presidente Stefano Vitali Provincia di Rimini
ore 15.45 Dott.ssa Rossella Salvi Responsabile Ufficio Statistica - Provincia di Rimini “Osservatorio dei fenomeni migratori: Seconde generazioni a Rimini
ore 16.30 Dott. Andrea Facchini Regione Emilia Romagna “Secondi a nessuno: le questioni poste dai giovani di origine straniera
ore 17.00 Prof. Alain Goussot Università degli Studi di Bologna “Processi transculturali e costruzione dell’identità: quale integrazione sociale e scolastica?
ore 17.30 Dott.ssa Dora Kotai e Dott.ssa Alice Bertuccioli Rete Regionale TogethER “Seconde generazioni e associazionismo: il progetto generazione interculturale

Obiettivo dell’incontro è quello di favorire la condivisione di elementi di conoscenza, aprendo spazi per confronto e riflessione.

Osservatorio fenomeni migratori nella Provincia di Rimini
- residenti non italiani
- seconde generazioni a scuola


Processi transculturali e costruzione dell’identità, le ‘seconde generazioni’
di Alain Goussot, Università di Bologna
- La terminologia e le rappresentazioni sociali
- Le identità e il mondo pluriculturale
- Minori figli di migranti
- Alla ricerca dell’identità
- Quando l’esperienza migratoria o il meticciamento diventano un evento traumatico
- Pratiche di mediazione per una comunità inclusiva
- Un futuro pluriculturale e meticcio?


Adolescenti e giovani nel mondo dell’immigrazione: alcune riflessioni
- La complessità del fenomeno
- Alcuni concetti
Prima di proseguire conviene tuttavia chiarire alcuni concetti che vengono utilizzati regolarmente quando si parla d’immigrazione; concetti che possono sembrare ovvi; ma non dimentichiamo mai che i concetti sono le categorie che organizzano il nostro spazio mentale e ci orientano nel monde delle relazioni. Ci facciamo una immagine di noi stessi e degli altri attraverso la mediazione di concetti; i concetti sono la nostra rappresentazione del mondo, per dirla con Kant la nostra comprensione dell’universo; sono le nostre categorie interpretative. Inoltre i concetti svolgono sempre una funzione sociale a secondo il contesto e il loro utilizzo.
- L’emigrato-immigrato: la traiettoria
- Il rischio del discorso sull’identità: le identità meticce
- L’adolescenza e le adolescenze: il caso concreto di Kuribga (Marocco)


Comunicazione e pratiche di mediazione:
- La relazione all'altro come alter ego diverso da me: il pregiudizio
- L’accoglienza come costruzione di uno spazio di comunicazione comprensiva
- Accoglienza e ospitalità: le nuove forme della cittadinanza
- L’educatore deve essere educato: un territorio dialogico che educa all'accoglienza
- Pratiche di mediazione: come gestire la comunicazione interculturale nel contesto dei servizi educativi e formativi?

sabato 17 dicembre 2011

Appunti circa il nesso tematico tra ragione, scienza e civiltà

di Alessandro Ghisalberti
Ordinario di Filosofia teoretica e Direttore della “Rivista di Filosofia Neoscolastica” dell'Università Cattolica di Milano

Relazione tenuta in ambito del Progetto culturale nel 2007

A. Per "allargare la ragione": all’origine dell’interrogazione sulla razionalità
Se nell’ambito delle tecno-scienze, dove la subordinazione della questione della verità alla riuscita dell’esperimento annulla ogni possibilità di domanda sul senso della prassi scientifica stessa, la ragione non viene mai messa in crisi, nel dibattito filosofico contemporaneo si assiste invece alla discussione su che cosa si intende quando si parla di ragione e di razionalità. Pare ormai superata l’idea di una ragione semplicemente deduttiva: essa risulta incapace di rendere conto della situazione dell’uomo concreto, segnato dallo spazio e dal tempo. D’altra parte il pensiero contemporaneo è consapevole della irrinunciabilità del momento riflessivo, in cui si pone la questione del senso della vita. Questa situazione (da una parte l’impossibilità di riproporre una struttura semplicemente logico-deduttiva della ragione e dall’altra l’inevitabilità della posizione della questione sul senso) invita a rimettere a tema l’indole critica che è propria della ragione. Come mai l’uomo si pone la domanda sul senso? Da dove ha origine tale domanda? Quale radice ha la cura logico-deduttiva per cui l’uomo, dopo aver riconosciuto una verità, la sistematizza cercando di mostrarne le ragioni? Mi pare che anche questi interrogativi consentano di assumere l’istanza di “allargare la ragione”, nella misura in cui vanno oltre la domanda di senso, e si interrogano sul perché l’uomo si pone la domanda sul senso, creano cioè l’urgenza di andare all’origine dell’interrogazione della ragione.
La riflessione contemporanea vede tale origine nel nesso originario tra conoscenza e volontà, il che significa che l’imprescindibile domanda critica implica sempre una questione etica, vale a dire una attestazione della verità come ciò che non è prodotto dall’uomo, ma riconosciuto come dato. La verità è perciò anticipata e tale anticipazione si realizza come appello alla responsabilità e il momento critico deduttivo è la progressiva appropriazione della verità manifestata.

B. Evidenza e verità
Volendo attivare un sintetico approfondimento del nesso tra ragione e verità, la prima caratteristica della verità in quanto viene all’evidenza è la sua precedenza. Sin dall’inizio della filosofia la verità si presenta come una rivelazione; ciò significa che la verità è ciò che si trova, non è un prodotto dell’uomo, è un compito. In questo senso si capisce la comprensione di sé del filosofo antico, che pensava alla propria vita come ad una missione. Tale caratteristica della verità esprime anche un tratto significativo dell’evidenza, vale a dire della modalità attraverso la quale la verità stessa si presenta: l’essere già là disponibile alla ricerca. La metafisica classica ha interpretato questo essere già là della verità in chiave ontologica: la verità è precedente perché è una caratteristica dell’essere, del fondamento di tutte le cose: alla verità si accede nell’atto stesso in cui si giunge alla causa degli enti in quanto enti.
La precedenza della verità a sua volta si declina come immutabilità. La verità si mostra sempre come uguale a se stessa. Certo, negli itinerari di ricerca si danno verità parziali; anche queste però, sono verità che, una volta determinate, permangono. In questo senso è evidente ciò che rimane uguale a se stesso e non è soggetto alle mutazioni del tempo. La riflessione antica e medievale ha cercato di chiarire questo stato di cose elaborando le teorie della partecipazione e della analogia: una verità parziale rimanda alla verità in quanto questa si partecipa. La verità si lascia “vedere” nelle diverse verità che troviamo nell’itinerario di ricerca ed è l’orizzonte nel quale la nostra ricerca sempre permane, in quanto la verità è sempre altra rispetto alle proprie determinazioni.

C. Una riflessione finale
Circa il rapporto tra la riflessione critica e la scienza, è ben noto come in questi ultimi anni abbiamo assistito ad una mutazione della prassi scientifica: la scienza è diventata tecno-scienza. L’idea dominante nella scienza contemporanea è quella per la quale ciò che si riesce a fare in modo efficace attraverso le tecniche per ciò stesso deve essere realizzato. L’unico criterio di verità risulta la praticabilità. Precisamente in questo clima culturale occorre far emergere un importante punto di vista, ossia che la praticabilità di ciò che si scopre non è scontata, e che occorre un confronto critico in cui si arrivi a riconoscere ciò che autorizza e rende praticabile una scoperta, vale a dire la bontà di ciò che si scopre per l’uomo. In altri termini, occorre che la tecno-scienza si confronti con la riflessione sulla struttura ontologica dell’uomo, in un percorso dialogico aperto tra filosofia e scienza, in cui la comune radice costituita dalla razionalità non consenta mai di perdere di vista il senso della ricerca e la centralità in essa della domanda di senso.
Se assumiamo questo problema in ordine al futuro delle civiltà, si può facilmente osservare come da molte parti si affermi che il dialogo tra le diverse civiltà dovrebbe essere promosso dalla riscoperta della razionalità che accomuna tutti gli esseri umani. Tale prospettiva è certamente condivisibile da un punto di vista generale; tuttavia occorre comprendere a quale modello di razionalità ci si riferisca.

domenica 11 dicembre 2011

Severini e Maritain: dialoghi sull’arte

Intervista di Riccarda Turrina
a Piero Viotto
già docente di pedagogia presso l’Università Cattolica di Milano e Membro del comitato scientifico dell’Institut International Jacques Maritain

Lo studioso Piero Viotto illustra il carteggio fra il pittore e il filosofo che sarà presentato all’inaugurazione della mostra al Mart.

In oltre 250 lettere scritte fra il 1923 e il 1966 emergono le dimensioni di una relazione intellettuale di straordinaria fecondità.
La ricerca di un equilibrio fra l’autonomia della creazione e la sua funzione civile superando sia l’estetica liberale sia l’approccio socialista.

In che modo il pensiero di Maritain ha influenzato l’arte di Severini e viceversa?
«Maritain conosceva le opere di Severini prima di incontrare di persona l’artista. Già nel suo primo libro di estetica Arte e scolastica cita, elogiandolo, il libro di Severini “Dal Cubismo al Classicismo”, un’opera del 1921. La loro corrispondenza permette di conoscere il nascere e lo svilupparsi di una reciproca influenza. Il filosofo riflette sul lavoro dell’artista, ne segue la gestazione delle opere, e questi trova negli scritti del filosofo le motivazioni teoretiche del suo lavorare. Riconoscono insieme, sia pure con approcci diversi, da una parte l’autonomia dell’arte, che ha per fine il bene dell’opera, e dall’altra la responsabilità morale dell’artista».

Si può dire che la familiarità di Severini con gli scritti di Maritain abbia inclinato l’artista verso il neoclassicismo, o comunque verso il realismo?
«Assolutamente no. L’estetica di Maritain non è l’estetica di un particolare movimento artistico, perché individua i principi generali che reggono la creazione artistica e guidano la critica estetica, rilevando la forma intelligibile della bellezza che è presente in ogni indirizzo, fosse pure quello dell’arte informale.
D’altra parte Severini, come bene documentano i due cataloghi delle mostre di Parigi e di Rovereto, curate da Gabriella Belli e Daniela Fonti, con una lunga sperimentazione ha attraversato i più diversi movimenti, dal futurismo al divisionismo, dal cubismo al neoclassicismo. Maritain l’ha accompagnato in questa evoluzione intellettuale e si deve constatare che tracce di queste diverse esperienze persistono anche nelle ultime opere; basti ricordare l’olio “Primavera del 1954”».

La fede e il credo religioso sono stati determinanti in questa amicizia per il lavoro dei due protagonisti?
«Certamente; non si dimentichi che Maritain e Severini sono dei convertiti. Il filosofo, educato nella fede protestante, riceve nel 1906 il battesimo cattolico insieme a sua moglie Raïssa, un’ebrea russa, dopo che entrambi, che si erano sposati civilmente a vent’anni, erano diventati atei. L’artista, che aveva sposato civilmente nel 1913 Jeanne, figlia del poeta Paul Fort, conosce Maritain grazie ad un giovane sacerdote Gabriel Sarraute, con cui aveva fatto amicizia al Louvre, torna alla pratica religiosa dopo avere celebrato il matrimonio cattolico.
Entrambi testimoniano la loro fede nella vita e nelle opere, come risulta da questa corrispondenza, ma questa fede cattolica, nella filosofia dell’uno e nell’arte dell’altro, non diventa mai apologia, perché non strumentalizzano la religione, in quanto riconoscono il valore della libertà di coscienza, da rispettare in ogni uomo, e l’autonomia della ricerca filosofica e della creazione artistica».

Qual è il posto di Gino Severini tra gli artisti che i Maritain hanno frequentato?
«Tre sono gli artisti che i Maritain hanno conosciuto di persona. A casa di Léon Bloy hanno fatto amicizia con Georges Rouault, da cui furono iniziati alla storia dell’arte e di cui Jacques ha scritto sulle sue acqueforti incise per la Bibbia.
Durante la guerra, in America, hanno avuto rapporti con Marc Chagall per il quale Raïssa ha scritto un saggio e composto alcune poesie, che l’artista ha illustrato con i suoi disegni.
Ma è soprattutto con Severini che si ha una relazione continua, non frammentaria e occasionale, che coinvolge le due famiglie. Maritain segue la gestazione delle opere più importati dell’artista e gli sviluppi della sua creatività, Severini legge quasi tutti i libri che il filosofo scrive, non solo quelli di estetica, ma anche quelli di politica, di filosofia e di teologia. Entrambi si professano discepoli di san Tommaso e considerano la bellezza lo splendore del vero. Le loro mogli, Raïssa e Jeanne, si informano, reciprocamente, sulle gioie e sui dolori delle vicende familiari».